Alcune ore fa, Donald Trump è stato vittima di un attentato durante un comizio a Butler, Pennsylvania. L’ex presidente e attuale candidato alla presidenza è sopravvissuto, riportando apparentemente solo una ferita lieve all’orecchio destro.
Secondo le prime informazioni, l’attentatore sarebbe stato ucciso dalle forze di sicurezza presenti sul posto. Purtroppo, si registra anche un’altra vittima: una persona tra il pubblico, probabilmente un sostenitore di Trump, sarebbe stata colpita alla testa da un proiettile.
L’attentato è stato trasmesso in diretta. Nel video si sentono inizialmente alcuni spari (forse tre, in rapida successione), subito prima che Trump si tocchi l’orecchio e si abbassi, immediatamente protetto dalle sue guardie del corpo. Poco dopo, si sentono diversi colpi ravvicinati, probabilmente sparati dalle forze di sicurezza mentre neutralizzavano l’attentatore. Infine, si sente una donna che inizia ad urlare mentre scatta il panico generale della folla anche se rimane in attesa di vedere il candidato Presidente che pochi istanti dopo emerge tra gli uomini della scorta agitando il pugno e facendosi vedere vivo.
Analisi preliminari circolate online suggeriscono che l’attentatore avrebbe sparato da una distanza di circa 125 metri, nascosto sul tetto di un edificio vicino. Questa informazione, se confermata, evidenzierebbe una significativa falla nella sicurezza e richiederebbe una revisione approfondita dei protocolli di protezione.
Questo episodio segnerà indubbiamente la già tesa campagna elettorale statunitense, considerata una delle più polarizzate e violente della storia recente.
L’attentato potrebbe influenzare significativamente le possibilità di vittoria di Trump alle elezioni del 5 novembre. Tuttavia, il clima di crescente tensione solleva interrogativi cruciali sul periodo post-elettorale: Quali potrebbero essere le conseguenze di una vittoria di Trump? e cosa potrebbe accadere in caso di sua sconfitta, considerando i precedenti del tentato colpo di stato di quattro anni fa?
La tensione è destinata ad aumentare, come dimostrato dall’ondata di reazioni sui social network. In particolare, la piattaforma X (ex Twitter) è stata inondata di immagini e video dell’attentato. Questo fenomeno mette in luce come la piattaforma di proprietà di Elon Musk si sia rivelata particolarmente suscettibile alla diffusione di disinformazione e fake news.

Nelle ultime ore, si è diffusa la notizia infondata che l’attentatore di Donald Trump sia un certo Mark Violet, etichettato come “immigrato illegale” e “antifa” da numerosi account verificati sulla piattaforma. L’hashtag “Mark Violets” è rapidamente diventato un trending topic, associato a tematiche politiche sia negli Stati Uniti che a livello globale. Molti post sono corredati da screenshot o brevi clip video in cui si afferma che l’uomo esprima disprezzo per Trump. In realtà, le immagini si riferiscono a video editoriali di Marco Viola, un cronista sportivo di Romagiallorossa.it, che critica veementemente scelte tecniche, giocatori e altri utenti nel contesto calcistico. Il nome e le immagini sono divenuti virali dopo che l’utente @Mussolinho – che si è successivamente cancellato – ha lanciato la notizia iniziale.

È significativo che questo episodio di disinformazione virale si sia verificato proprio nei giorni in cui Musk ha criticato alcuni Commissari Europei uscenti, dopo che questi hanno dichiarato che X non adempie agli obblighi di contrasto alla disinformazione previsti dal Digital Services Act (DSA).
Dal 4 ottobre, su X i link esterni non sono più contestualizzati, ma appaiono solo come immagine di anteprima. Ciò favorisce la diffusione di contenuti che, sfruttando immagini ambigue, possono ingannare gli utenti sulla natura del collegamento esterno. L’introduzione di un servizio di abbonamento che dà priorità ai contenuti degli iscritti nei feed degli altri utenti fa sì che innumerevoli post promossi seppelliscano i contenuti provenienti da fonti primarie più autorevoli.
L’accaduto solleva interrogativi sulle modifiche apportate da Musk alla piattaforma in nome del “free speech” da quando ha acquisito Twitter. Nel dicembre 2022, Musk ha sciolto il Trust and Safety Council di Twitter, un organo composto da accademici, leader civili e attivisti, il cui compito era elaborare strategie per contrastare i contenuti dannosi e l’hate speech sulla piattaforma.
Queste caratteristiche hanno facilitato le attività di disinformazione promosse non solo da utenti in buona fede, ma anche da attori con interessi specifici nell’influenzare l’opinione pubblica. I social media sono sempre più uno strumento di divulgazione e propagazione di informazioni, in cui però non valgono i principi deontologici e le regole che tradizionalmente regolano l’operato degli organi di informazione.
In conclusione, questo caso solleva importanti questioni sulla content moderation, sulla responsabilità delle piattaforme social e sull’importanza della media literacy nell’era della post-verità. La sfida per contrastare la disinformazione richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga piattaforme, istituzioni e utenti nella creazione di un ecosistema informativo più resiliente e affidabile.