Qual è il significato della ritirata russa e gli scenari di Russia e Ucraina? Con la presa di Kherson, l’Ucraina ha ottenuto l’ennesimo e netto successo a spese della Russia. Tuttavia, la situazione militare è ben lontana da una possibile svolta, ma è sempre più vicina ad un’impasse che, forse, non va bene a nessuno.
La ritirata dei russi non è una disfatta rovinosa e confusa: Putin non è certamente Napoleone, le Forze armate della Federazione Russa non sono la Grande Armée, Kherson non è Borisov e il Dnepr non è la Berezina. Il ripiegamento russo è una delle prime mosse sensate dal punto di vista strategico militare che sia stata fatta, tenere una testa di ponte ingabbiata in posizione difensive al di là di un fiume e con le linee logistiche continuamente sotto tiro, sarebbe stata l’ennesima sciocchezza. In questo senso i russi hanno giocato la loro miglior mano, ritirando un buon numero di uomini e lanciando un non poco velato messaggio alla popolazione civile filorussa dell’Ucraina: “non vi usiamo come scudi umani”. Questo messaggio e il confronto con quanto accaduto a Mariupol, potrebbe essere fondamentale per il consolidamento delle simpatie della popolazione per Mosca. Per il futuro, risulta molto difficile che il fronte di Kherson si muova in qualche direzione perché i russi in questi mesi hanno fortificato le linee a est del fiume e hanno distrutto definitivamente i ponti di collegamento.
L’Ucraina
Non c’è dubbio che, allo stato attuale, l’Ucraina è il grande vincente della guerra, non solo dal punto di vista militare, ma anche politico. Gli obiettivi strategici di Kiev sono ben chiari da molti anni e sono stati in parte raggiunti dal febbraio 2021. Infatti, il Paese ha ottenuto uno slittamento che lo incastona saldamente – anche se non formalmente[1] – nel blocco occidentale, obiettivo fondamentale mai raggiunto per le resistenze di molti dei Paesi europei ad ovest del fiume Oder.
I successi militari galvanizzano le opinioni pubbliche europee e gli ucraini, e forniscono tempo prezioso per nuove manovre perché allontanano quel punto di rottura per la popolazione che, se raggiunto, porterebbe ad un presumibile collasso. L’esercito ha mostrato una capacità ed un’efficienza superiore a quella russa e la propria intelligence è stata in grado di operare nel territorio della Federazione con operazioni eclatanti.
Tuttavia, le speranze di vittoria per il paese sono necessariamente condizionate dal sostegno dei Paesi occidentali da cui ormai l’Ucraina dipende pressoché totalmente. I soldati ucraini ci hanno messo il coraggio e la tenacia, ma senza il diretto sostegno militare dei Paesi anglofoni, sarebbe stato utile solo a scrivere racconti romantici ed eroici. Questo sostegno, però, non può essere infinito – magari per le preoccupazioni degli eserciti occidentali che vedono diminuire le proprie scorte nei depositi – e incontra sempre di più ostacoli e difficoltà logistiche. Inoltre, l’invasione ha ovviamente aggravato le difficili condizioni del Paese.
Dal punto di vista economico, l’Ucraina è da tempo al collasso e la fiscalità dipende totalmente dai finanziamenti e dalle garanzie di prestito europeo e americano[2]. I sostegni economici che arrivano con gli aiuti militari sono fondamentali per mantenere in piedi una nazione che è diventata ormai un gigantesco campo di battaglia, ma non è una soluzione praticabile sul lungo periodo[3].
Qui Kiev, che fare?
Ritengo che Kiev consideri l’insofferenza interna e le incertezze occidentali come delle scadenze ineluttabili – ma non imminenti – e per questo motivo non sembra disposta a fermarsi. L’Ucraina vuole recuperare più territorio possibile ora che ne ha le capacità, perché è improbabile che i russi possano cedere dei territori per via diplomatica.
Non si può non considerare che l’incapacità e l’impreparazione russa rendono realizzabile la dichiarata volontà ucraina di riportare la situazione sul campo ad una fase pre bellica[4]. È probabile che con la distruzione dei ponti sul Dnepr e con il trinceramento russo, il fronte meridionale rimarrà fermo; pertanto, è possibile che gli ucraini procedano con un’offensiva sulla direttrice Zaporizhzhia-Mariupol per spezzare il fronte russo in due.
Fermarsi per tentare dei colloqui diplomatici è quindi al momento poco conveniente per Kiev, a maggior ragione finché si ottengono successi tattici concreti in aggiunta alle azioni dannunziane che galvanizzano i propri sostenitori. Salvo forti pressioni esterne, ritengo altamente improbabile che nei prossimi mesi l’Ucraina si impegni in seri colloqui di pace.
Russia
Fino ad oggi, l’azione di Mosca continua ad essere poco chiara e quindi poco lucida e organizzata. Non si capisce quali siano gli obiettivi reali di questa guerra e, di conseguenza, si comprende l’andamento fallimentare dell’operazione militare fin qui condotta.
La Russia sembra aver agito sull’onda dell’emotività, quasi che tutto sia stato improvvisato e non organizzato da tempo, come invece sarebbe stato logico; dal punto di vista di Mosca, a mio avviso, l’opzione militare in Ucraina iniziata a febbraio, non era più rimandabile. Se è pur vero che i russi, fin dai tempi dell’Impero zarista, non hanno mai condotto una guerra offensiva che fosse andata secondo i loro piani, nel caso specifico si stenta vedere un vero e proprio piano.
L’unica cosa chiara della strategia russa è che le possibilità di vittoria sono riposte nelle difficoltà economiche e sociali europee e americane. Putin sa che i russi possono vivere senza McDonald, gli americani e gli europei, no. Inoltre, ciò che si tende spesso a dimenticare è che Mosca si considera in guerra con l’Occidente, non con l’Ucraina e ritiene di combattere non contro gli ucraini in terra straniera, ma per gli ucraini in terra russa.
Per la Russia la «terra al margine»[5] è parte integrante del proprio spazio vitale, il luogo ancestrale d’origine dei russi e area strategica fondamentale. Per i russi la posta in gioco è molto alta, molto di più di quanto lo sia per i paesi occidentali. Per questo, la Russia, ritiene che le eventuali difficoltà economiche occidentali – non per forza generate dalla fine dei rapporti economici con l’orso eurasiatico – farebbero presumibilmente scivolare il sostegno all’Ucraina molto velocemente negli ultimi posti delle agende dei governi. Questo dovrebbe portare ad una diminuzione del sostegno militare ed economico a Kiev e, nella migliore delle ipotesi, un totale ritiro del sostegno.
Qui Mosca, che fare?
In linea con queste premesse, per la Russia è fondamentale non perdere ulteriore terreno sul campo e consolidare quella porzione di territorio che già ha. Le prospettive di una guerra lunga e una stabilizzazione del fronte sono elementi utili a diminuire l’attenzione emotiva dell’opinione pubblica occidentale. L’indifferenza o una scarsa attenzione delle popolazioni occidentali per tutto ciò che accade tra Lyman e Kherson sono un presupposto fondamentale per un successo russo.
Contestualmente, è necessario aggravare i costi del sostegno a Kiev. La dipendenza dell’Ucraina dal sostegno occidentale è già totale e deve divenire un costo intollerabile e un problema per gli eserciti nazionali. Per questo è necessario continuare a distruggere qualsiasi infrastruttura civile e militare che non si trovi in territorio occupato e farlo utilizzando strumenti come i droni iraniani che hanno un industriale ed economico basso. Nella prossima fase, io ritengo che i russi prediligeranno un atteggiamento difensivo dal punto di vista militare e attendista dal punto di vista politico. La diplomazia può essere un buon mezzo per prendere tempo, Mosca non ha fretta di trovare soluzioni per chiudere (magari male) ed è consapevole che le sue speranze di successo sono legate quasi esclusivamente allo sfaldamento del variegato fronte occidentale.
Riferimenti
↑1 | https://www.politico.eu/article/ukraine-formal-application-join-nato/; https://www.reuters.com/world/europe/ukrainian-president-signs-formal-request-join-european-union-2022-02-28/ |
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↑2 | https://www.euractiv.com/section/economy-jobs/news/more-voices-join-call-for-eu-grants-instead-of-loans-for-ukraine/; https://www.reuters.com/markets/europe/ukraines-western-government-creditors-agree-debt-service-freeze-2022-09-14/; |
↑3 | https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-08-26/why-ukraine-debt-relief-isn-t-matching-funding-needs-quicktake |
↑4 | https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2022/11/13/ucraina-la-presidenza-ucraina-la-russia-pronta-a-negoziare-dopo-la-liberazione-del-donbass_a34f559c-44d7-4a68-a36c-d30c3e508859.html |
↑5 | il toponimo Ucraina deriva dall’antico slavo orientale u okraina, formato da u (“vicino, presso”) e okraina (“periferia”) con la radice slava kraj (“limite”, “bordo”). Pertanto, ukraina significa “al margine”, o “sul confine”, oppure “in periferia”. |