L’elezione di Javier Milei a presidente dell’Argentina nel novembre 2023 rappresenta un punto di svolta significativo nella politica del paese. Milei, un liberista di destra, ha ottenuto una vittoria sostanziale con circa il 56% dei voti, battendo il ministro dell’Economia in carica Sergio Massa, rappresentante del partito Peronista[1].
In un clima estremamente polarizzato della campagna elettorale, ha certamente spiccato l’agenda politica di Milei, incentrata su soluzioni radicali ai gravi problemi economici dell’Argentina, tra cui un’inflazione a tre cifre, una recessione imminente e una povertà in aumento[2].
Milei, noto per la sua posizione “anarco-capitalista” e il suo passato come commentatore televisivo, ha trovato particolare risonanza tra i giovani elettori e coloro che erano frustrati per il declino economico del paese. I suoi piani includono misure drastiche come la chiusura della banca centrale, l’abbandono del peso argentino e il taglio della spesa pubblica, con l’obiettivo di rivitalizzare l’economia attraverso quello che definisce “terapia d’urto economica”. Questi piani, tuttavia, hanno sollevato preoccupazioni per il loro impatto potenziale sui servizi pubblici e sui programmi di welfare sociale, un punto enfatizzato da Massa durante la campagna elettorale.
La tornata elettorale ha messo in luce una divisione netta tra coloro che temono le potenziali inclinazioni autoritarie di Milei e la rabbia di quelli che imputano alla classe politica l’attuale crisi economica. La vittoria di Milei segna una rottura dalla tradizionale dicotomia politica argentina, dominata dai Peronisti e dal blocco conservatore Cambiemos. Questo cambiamento potrebbe avere implicazioni significative per le relazioni internazionali dell’Argentina, in particolare per il commercio di grano, litio e idrocarburi. Milei ha espresso critiche nei confronti della Cina e del Brasile, preferendo rafforzare i legami con gli Stati Uniti.
La campagna che ha portato alla vittoria di Milei è stata segnata da dibattiti acrimoniosi e da accuse di frode elettorale, che ricordano strategie già attuate da politici come Donald Trump e Jair Bolsonaro nei rispettivi paesi.

Tuttavia, nonostante il combattuto scontro politico, la transizione del potere post-elettorale sembra pacifica, con Massa che ha ammesso la sconfitta e ha riconosciuto la vittoria all’avversario prima ancora dei risultati ufficiali definitivi.
La vittoria di Milei è un momento cruciale nella politica argentina, che riflette un profondo cambiamento nelle preferenze degli elettori e potenzialmente preannuncia importanti cambiamenti nel paesaggio economico e politico del paese. Mentre l’Argentina combatte con alcuni dei tassi di inflazione più elevati al mondo, l’efficacia delle politiche di Milei e il loro impatto su vari settori della società e dell’economia saranno attentamente esaminati sia a livello nazionale che internazionale[3].
In sintesi, l’elezione di Milei segna un significativo spostamento a destra nella politica argentina, con promesse di cambiamenti radicali nelle istituzioni e nell’economia del paese. La sua vittoria riflette la crescente insoddisfazione dei cittadini argentini nei confronti della classe politica tradizionale e delle politiche economiche attuali. La proposta di Milei di una “terapia d’urto economica” ha trovato un ampio consenso, specialmente tra i giovani, nonostante le critiche e le preoccupazioni per le possibili ripercussioni su servizi pubblici e programmi di welfare. La sua elezione introduce una nuova era nella politica argentina, con implicazioni significative sia a livello nazionale che internazionale.
Riferimenti