Già dallo scorso anno ByteDance, la società cinese proprietaria dell’applicazione TikTok, ha avviato un dialogo con il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti d’America (CFIUS) per definire i termini contrattuali che permettano alla popolare app di continuare ad essere accessibile e presente negli Stati Uniti.
Tiktok vietato sui dispositivi governativi
A dicembre 2022, infatti, diversi Stati, tra cui Utah e Alabama, hanno vietato l’utilizzo di TikTok sui dispositivi governativi e sulle proprie reti informatiche a causa di “problemi di sicurezza nazionale”. Se, tuttavia, in precedenza la questione ruotava principalmente intorno alle limitazioni all’accesso ai dati degli utenti statunitensi da parte del personale ByteDance con sede in Cina e all’archiviazione degli stessi[1], negli ultimi giorni sembrerebbe essersi aggiunta un’ulteriore tematica.
Ciò su cui ci si sta interrogando, infatti, è il reale funzionamento dell’algoritmo social, utilizzato, secondo funzionari statunitensi, per spiare giornalisti e manipolare gli utenti americani[2]. Per evitare che l’uso del social network venga bandito dai dispositivi di proprietà del Governo, ByteDance ha proposto una riorganizzazione pianificata delle operazioni negli Stati Uniti, nonché nuove misure per consentire la trasparenza dell’algoritmo, consentendo così un maggior controllo da parte delle autorità governative statunitensi.
Una gestione della privacy perfettibile
Anche in Europa, più precisamente in Francia, in questi giorni si è tornati a parlare delle policy dell’applicazione cinese. Infatti, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) ha inflitto a TikTok una sanzione pari a 5 milioni di euro per aver ostacolato gli utenti nel rifiutare facilmente i cookie durante la navigazione del sito web, violando la direttiva ePrivacy del French Data Protection Act. TikTok, dal suo canto, ha collaborato nelle indagini e il problema sembrerebbe, allo stato attuale, risolto.
Questa vicenda testimonia (benché anche per motivazioni politiche) un progressivo incremento della sensibilità sul tema della privacy e di una corretta gestione dei dati personali. Quando poi le regole vengono rispettate, c’è comunque il rischio latente che dati correttamente conservati siano esfiltrati illegalmente come nel caso di Whatsapp e Facebook.