“Gli investimenti in cybersecurity quest’anno hanno raggiunto quota 80 milioni di euro e ne sono stati impiegati circa 67, quindi siamo in linea con gli impegni di spesa – ha evidenziato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio al DigithOn – Per il prossimo anno ci sono 220 milioni di euro. Devo dire che ricevo, non quotidianamente ma ogni minuto della mia giornata, richieste di integrazione finanziaria”.
L’importanza della cybersecurity
Si è ribadita quindi la centralità della difesa cibernetica nel programma di governo: “sia i governi precedenti sia quello attuale ritengono la tutela della sicurezza informatica una priorità e quindi certamente non fanno venir meno le risorse”.
Vi è ormai piena consapevolezza dell’importanza della sicurezza informatica nella difesa nazionale ma anche e soprattutto internazionale, e la necessità di investire nel breve e medio termine è parsa ancor più chiara a partire dal conflitto russo-ucraino.
Molto spesso i threat actors coinvolti nelle operazioni di cyber war hanno stretti legami – se non economici, quantomeno ideologici – con gli stati che ne sponsorizzano l’azione. Ne avevamo già parlato approfondendo il fenomeno dell’hacktivismo nei conflitti internazionali. Le parole di Mantovano confermano la stringente attualità della questione.
“Gli attacchi informatici – ha sottolineato il sottosegretario – si sono moltiplicati a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina. Non provengono tutti da attivisti filorussi, però alcuni sì, soprattutto quelli che hanno interessato per esempio alcune Asl nel territorio nazionale”.
Tuttavia, ha spiegato Mantovano, la visione dell’esecutivo prevede che la strategia di rafforzamento delle difese cyber debba andare di pari passo con la riforma dei servizi segreti, altro asset strategico a protezione del Paese. “L’ultima legge di riforma dei servizi segreti è del 2007 – ha ricordato Mantovano – quindi, in teoria, non sarebbe tanto lontana. In realtà in 16 anni è cambiato il mondo più volte.
“Cito soltanto due espressioni di sensibile cambiamento. L’uno è il fronte cyber, l’altro è quello dell’incremento notevole del lavoro dell’intelligence sugli interessi strategici, economico – finanziari della nostra nazione, in parallelo con l’incremento dell’intelligence finanziaria in tutto il mondo. E nel momento in cui c’è una guerra in atto, che però ha delle ricadute anche sul piano dell’approvvigionamento energetico, della tenuta del sistema economico, bancario, finanziario dei paesi che appoggiano la difesa dell’Ucraina dall’invasione l’intelligence finanziaria ha assunto una estensione che 16 anni fa non era neanche in uso. Allora, rispetto a questo, oggi l’esigenza principale è quella della specializzazione e dell’efficienza”.
L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale
Al centro della strategia cyber c’è L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (istituita dal governo Draghi nel 2021 e diretta dall’ex-prefetto Bruno Frattasi) ancora in fase di ampliamento e rafforzamento dell’organico: “L’agenzia per la cybersecurity è stata costituita poco più di due anni fa e come ogni realtà di nuova istituzione sta muovendo i primi passi o più dei primi passi a pieno regime.
“Occuperà all’incirca 800 unità, adesso siamo poco al di sotto delle 200, non è facile questa progressiva costituzione dell’agenzia perché sono richieste delle professionalità che per un verso non sono così facili da trovare sul mercato del lavoro, per altro verso sono molto richieste e molto ben remunerate dal privato. Questo spiega perché l’agenzia ha un regime diciamo remunerativo particolare che, però, è sempre concorrenziale con il mercato e questo costituisce un problema.
“L’intelligence prende anche degli hacker per combattere gli hacker, ci sono dei concorsi trasparenti, devo dire che i partecipanti ai concorsi sono professionisti di elevato grado, poi ci sono dei corsi di specializzazione e l’aggiornamento deve essere costante”, ha concluso infine Mantovano.