Le tensioni tra Armenia e Azerbaigian risalgono al periodo in cui entrambi i Paesi facevano parte dell’Unione Sovietica. Nel 1921, l’Armenia e l’Azerbaigian furono inseriti all’interno della stessa repubblica sovietica, la RSSA Transcaucasica. In questo periodo, la regione del Nagorno-Karabakh, a maggioranza armena, fu assegnata all’Azerbaigian, creando già allora delle tensioni tra i due popoli.
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, il Nagorno-Karabakh proclamò unilateralmente l’indipendenza dall’Azerbaigian, dando inizio a una serie di conflitti tra le due nazioni che si protraggono ancora oggi. Il conflitto scoppiato nel 2020 ha visto l’Azerbaigian riportare una netta vittoria, riuscendo ad occupare gran parte del territorio del Nagorno-Karabakh precedentemente controllato dagli armeni. La guerra si è conclusa con un accordo sul cessate il fuoco mediato da Mosca, tuttavia il clima di tensione tra i due contendenti permane tutt’oggi.
Il processo di pace
Attualmente il processo di pace tra Armenia e Azerbaijan sembra incontrare molte difficoltà e non ha ancora prodotto risultati concreti. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla riluttanza dell’Armenia a soddisfare le richieste di Baku, che riguardano la creazione di collegamenti terrestri con l’enclave di Nakhchivan e la cessione completa del Nagorno-Karabakh. Ciò ha portato ad un aumento del rischio di una nuova escalation militare tra Armenia e Azerbaijan.
Le accuse dell’Azerbaigian
La mancanza di progressi nella risoluzione del conflitto ha portato a un aumento della tensione, con Baku che ha adottato una posizione sempre più aggressiva nell’ultimo mese. A sostegno di questa tesi, il Ministero della Difesa azero ha accusato l’Armenia di trasferire materiale bellico nella regione del Nagorno-Karabakh e di compiere azioni provocatorie[1], una scusa che era stata già utilizzata durante il conflitto del 2020 e in altre schermaglie successive. Questa situazione dimostra come la propaganda di Baku stia cercando di giustificare la propria posizione aggressiva.
Nel frattempo, si osserva che Baku sta operando sul territorio attuando delle minime variazioni al confine e stabilendo blocchi che isolano la porzione di regione che ancora è sotto il controllo dell’Armenia. Questo ha portato alla creazione di un’area che risulta completamente circondata da territorio controllato dall’Azerbaigian, dando luogo ad una situazione di exclave per il Nagorno-Karabah.
Le accuse dell’Armenia
Il servizio di sicurezza nazionale dell’Armenia ha avanzato l’accusa che l’Azerbaigian stia violando gli accordi dell’agosto 2022 sullo schieramento dei posti di blocco alle frontiere nella sezione di confine di Kornidzor-Tegh. Secondo le autorità di Yerevan, a partire dal 1° aprile, la strada che collega l’Armenia al corridoio di Lachin dovrebbe passare esclusivamente in territorio armeno, attraverso la sezione di Kornidzor-Tegh. Le guardie di frontiera dei due paesi dovrebbero essere schierate su entrambi i lati del confine per tutta la lunghezza della sezione.
In precedenza, il Ministero degli Interni del Nagorno-Karabakh ha riferito che le truppe azere hanno bloccato l’autostrada Goris-Stepanakert tra i villaggi di Aghavno e Tegh. Secondo le autorità del Nagorno-Karabakh, la nuova strada sterrata che va dal villaggio di Tegh a Kornidzor nella provincia meridionale della regione di Syunik in Armenia, aggirando la strada chiusa, è pronta per l’uso. Si collega alla nuova strada Kornidzor-Hinshen, commissionata nell’agosto 2022. L’asfaltatura della strada Tech-Kornidzor viene effettuata dalla Repubblica di Armenia.
Il ministero degli interni del Nagorno-Karabakh ha dichiarato che la strada sterrata Tegh-Kornidzor è percorribile e, a causa del blocco in corso del Karabakh da parte dell’Azerbaigian, può essere utilizzata per la consegna di beni umanitari da parte delle forze di pace russe e del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Questa strada al confine con la Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh), vicino al ponte sul fiume Khakar, è controllata dalle truppe russe di mantenimento della pace. Il 12 dicembre 2022, il lato azero ha chiuso la sezione Shushi dell’autostrada interstatale che collega Artsakh con l’Armenia.
Il rapporto dell’Armenia con Collective Security Treaty Organization
La sconfitta dell’Armenia nel secondo conflitto del Nagorno-Karabakh ha avuto un impatto significativo sulla politica interna e sulle relazioni esterne del paese. Oltre alla perdita di territori, la sconfitta ha generato un forte senso di smarrimento nella società armena, portando a proteste e alla richiesta di dimissioni del governo. La crisi ha anche provocato una forte tensione tra l’Armenia e i suoi alleati del CSTO[2] e in particolare con la Russia, che è il principale fornitore di armi dell’Armenia.
Molti armeni hanno criticato la Russia per non aver fornito un sostegno sufficiente durante il conflitto, sia in termini di armi che di mediazione politica. Inoltre, l’Armenia ha lamentato il mancato appoggio degli alleati nel processo di pace e ha accusato Baku di violare gli accordi di cessate il fuoco in vigore approfittando della distrazione di Mosca, impegnata nel conflitto con l’Ucraina. Di fronte alle preoccupazioni espresse da Yerevan, Yury Shuvalov, il portavoce del CSTO, ha annunciato il 31 marzo che l’alleanza è pronta a inviare una missione militare per sostenere gli sforzi dell’Armenia[3]. Tuttavia, non è chiaro quali siano le implicazioni di questa dichiarazione e sembra improbabile che il CSTO si coinvolga in un conflitto diretto, soprattutto considerando la circostanza in cui è conscio del fatto di non poter fare affidamento sul sostegno decisivo di Mosca. Nella medesima occasione Imangali Tasmagambetov, il segretario generale dell’alleanza ha indicato che la situazione nel Nagorno Karabakh e in Afghanistan sono le due aree di maggior rischio destabilizzazione per l’alleanza.
In prospettiva, sembra che vi sia una significativa possibilità di una nuova escalation bellica nella regione a breve termine, soprattutto se il CSTO non interverrà in maniera concreta a sostegno dell’Armenia. L’evoluzione di tale scenario potrebbe avere conseguenze significative non solo a livello regionale, ma anche a livello continentale. In particolare, una mancata azione del CSTO in caso di un nuovo conflitto potrebbe minare la credibilità di Yerevan all’interno dell’organizzazione[4] e sollevare dubbi sul valore dell’alleanza stessa.
Riferimenti
↑1 | https://en.trend.az/azerbaijan/politics/3729178.html; https://en.trend.az/azerbaijan/politics/3729377.html |
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↑2 | sigla che sta per Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva/Collective Security Treaty Organization è un’organizzazione internazionale di difesa collettiva fondata nel 2002 da Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Tagikistan. Il suo obiettivo principale è quello di garantire la sicurezza e la stabilità nella regione euroasiatica attraverso la cooperazione tra i suoi membri |
↑3 | https://artsakhpress.am/eng/news/179468/yury-shuvalov-csto-ready-to-send-mission-to-armenian-azerbaijani-border-in-interest-of-armenia-security.html |
↑4 | https://eurasianet.org/armenia-further-downgrades-participation-in-csto |