Il 14 marzo, a Tblisi, in Georgia, un gruppo di manifestanti antieuropeisti, appartenenti ai gruppi Alt-Info e Conservative Movement, ha strappato e poi bruciato la bandiera dell’Unione europea issata dinnanzi Parlamento, sostituendola con la bandiera georgiana, incontrando inizialmente l’opposizione degli agenti di polizia. Nelle ore precedenti, gli stessi attivisti hanno marciato per le strade della capitale chiedendo un referendum dopo che il governo georgiano ha assunto la decisione di ritirare il controverso disegno di legge contro gli “agenti stranieri” che ha provocato le violente manifestazioni della scorsa settimana.
Un episodio analogo risale al 5 luglio 2021, quando un’altra bandiera dell’Ue venne ammainata dinnanzi al parlamento della Georgia; i gruppi antieuropeisti, infatti, percepiscono un’eventuale adesione all’Unione europea come una minaccia per la sovranità del Paese e per la cultura nazionale.
Di contro, come anticipato, nei giorni scorsi il partito al governo della Georgia, il Georgian Dream, ha dichiarato che ritirerà il disegno di legge sugli “agenti stranieri” dopo le violente proteste che si sono susseguite tra il 7 e l’8 marzo. Secondo gli oppositori, infatti, il progetto di legge avrebbe limitato la libertà di stampa e avrebbe represso le organizzazioni non governative, nonché quelle per i diritti[1], vanificando così gli sforzi del Paese nell’ottenere i requisiti necessari per aderire all’Unione europea. I manifestanti hanno inoltre affermato che la proposta di legge risultava simile ad una normativa introdotta in Russia nel 2012 che da allora è stata utilizzata per reprimere il dissenso e sopprimere le ONG e i media finanziati dall’Occidente.
La Georgia e il percorso verso l’Unione europea
Le recenti proteste in Georgia stanno generando una crescente polarizzazione tra il governo e l’opposizione, e la dialettica tra i sostenitori di una “Russia-Free Georgia” e tra i gruppi conservatori dai sentimenti antieuropeisti rende la situazione instabile e in continua evoluzione.
La Georgia, dopo aver ottenuto l’indipendenza nel 1991 in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, è divenuta un Paese filoccidentale, approfondendo la cooperazione con i partner occidentali e ottenendo l’adesione a diverse organizzazioni internazionali (es. WTO, ONU, Consiglio d’Europa), nonostante abbia vissuto anni di instabilità interna segnati dalla proclamazione di indipendenza dell’Abkhazia (1992) sostenuta dalla Russia, e dall’occupazione da parte di quest’ultima dell’Ossezia del Sud (2008).
L’attuale compagine governativa, il Georgian Dream, detiene la maggioranza in parlamento da più di un decennio e, sebbene sia formalmente orientata verso l’Ue e i suoi valori, non esercita una manifesta opposizione alla Federazione Russa. La neutralità in merito al conflitto russo-ucraino, unita al rifiuto di sostenere apertamente l’Ucraina o di imporre sanzioni alla Russia, non è stata accolta positivamente dall’opinione pubblica georgiana, schierata per la maggior parte contro Mosca e proiettata verso il sostegno all’Ucraina e all’Occidente in senso lato.
Tuttavia, sebbene il governo georgiano nel corso degli anni abbia continuato ad accusare i partner occidentali di ingerenza negli affari interni del Paese, nel 2022, insieme a Moldavia e Ucraina, ha presentato la domanda di adesione all’Unione europea. Il 23 giugno 2022, il Consiglio europeo ha dichiarato di essere pronto a concedere alla Georgia lo status di “paese candidato”, a patto che questo rispetti le 12 priorità della Commissione europea, inclusa quella di “intraprendere maggiori sforzi per garantire un ambiente dei media, libero, professionale, pluralistico e indipendente”. Motivo per il quale, un’eventuale introduzione della legge sugli “agenti stranieri” ha visto l’opposizione di gran parte della popolazione georgiana, soprattutto delle nuove generazioni, che è scesa in piazza dando luogo alle violente manifestazioni.
Dal gennaio 2022, inoltre, il Codice dei reati amministrativi della Georgia (art.174) stabilisce che la profanazione della bandiera o dello stemma dell’Unione europea, della NATO o di un Paese che intrattiene relazioni diplomatiche con la Georgia, è punita amministrativamente con una multa compresa tra i 1.000 GEL e i 2.000 GEL o 15 giorni di reclusione[2].
Ciò che emerge in questi giorni è il ritratto di una Georgia non più indifferente e passiva al proprio destino, ma disposta a scendere in piazza per realizzare le proprie aspirazioni, indicando quindi una nuova era di impegno civico. Tuttavia, le opposizioni che la società sta incontrando, sia a livello governativo, sia da parte del filone più conservatore della popolazione, dimostra come tali sviluppi siano solo il primo di numerosi tasselli che dovranno essere disposti nel lungo percorso verso il raggiungimento della piena europeizzazione del Paese.
Riferimenti
↑1 | la legge avrebbe richiesto alle organizzazioni che ricevevano il 20% o più del loro reddito annuo dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri” e di dover affrontare pesanti multe |
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↑2 | https://matsne.gov.ge/ka/document/view/28216?publication=497#! |