Social media (o media sociali) è un termine utilizzato per indicare quelle tecnologie e pratiche online che le persone adottano al fine di condividere contenuti testuali, immagini, video e audio – perlopiù autoprodotti – attraverso l’utilizzo di devices informatici.
I Social Media rappresentano oggi una vera e propria rivoluzione culturale nell’interpretazione, nell’apprendimento e nella condivisione sia delle informazioni che dei contenuti ad esse associati.
Il nuovo paradigma comunicativo.
I Social Media vengono anche definiti user-generated content (UGC), per via della loro capacità di ospitare veri e propri contenuti multimediali in tempo reale da parte del loro bacino d’utenza.
Ed è sempre su queste piattaforme che, inoltre, avviene una profonda fusione tra sociologia, vita reale, tecnologia e comunicazione tale da convertire il monologo informativo (da uno a molti) in un dialogo comunicativo (da molti a molti) così potente da arrivare a generare quella “democratizzazione digitale” dell’informazione, capace di trasformare gli utenti stessi in veri e propri ideatori, produttori ed editori di contenuti informativi globali.
Miliardi e miliardi di dati (soprattutto personali), divulgati e copiati ogni secondo (e gratuitamente) in quell’enorme processo di archiviazione irreversibile e silente che è il web.
Un affascinante e “nuovo” modo di comunicare che è capace di costituire, integrare e arricchire il nostro quotidiano in maniera sempre diversa e dinamica, ma nel quale, altrettanto esponenzialmente, non dobbiamo mai tralasciare la ricerca dell’equilibrio tra vantaggio e pericolo, pregio e difetto. Siamo di fronte a nuove opportunità ma anche nuove sfide, come quella di una gestione della privacy conforme alle normative (dove ne esistono) o di una corretta ed imparziale divulgazione informativa.
UGC – User-generated content: il contenuto generato dalla comunità.
Come accennato poc’anzi, con la definizione di user-generated content (o contenuto generato dagli utenti) si tende a classificare tutto quel materiale – disponibile sul web – direttamente generato dagli utenti invece che dai canali informativi ufficiali/istituzionali.
Tale materiale può comprendere:
- articoli, interviste e racconti;
- pensieri, idee, commenti estemporanei;
- foto, video, software, etc. etc.
Nei Social Media possiamo racchiudere tutto il processo di elaborazione dell’UGC, all’interno di un ciclo più ampio formato da tre fasi (interconnesse fra loro) che tendono a svilupparsi, intrecciarsi e autoalimentarsi – per mezzo di ulteriori sotto processi – fino al raggiungimento di uno specifico stadio d’analisi dell’informazione chiamato PEI (Punto di Evoluzione Informativo).
Le suddette fasi, possono essere sommariamente così suddivise:
- individuazione: dove il contenuto viene individuato e acquisito dall’utente – attraverso tutti i dispositivi multimediali oggi disponibili – durante il verificarsi dell’evento stesso;
- condivisione: nella quale, a seguito della fase d’individuazione, l’utente effettua (dopo un rapido editing) il relativo upload sui suoi profili Social preferiti di tutte le informazioni precedentemente acquisite;
- Social Media Effect: le informazioni così condivise, infine, vengono subito acquisite, commentate, utilizzate e ri-condivise dalla comunità stessa, dando il via a quell’onda informativa conosciuta con il nome di Social Media Effect.

Dall’UGC al PEI passando per la Social Media Analysis.
Con il termine PEI quindi, in sostanza, tendiamo ad identificare (e misurare) quello stadio polarizzato dell’informazione in cui, tanto i contenuti quanto le opinioni che li hanno generati, raggiungono livelli d’interazione, condivisione e complessità tali da evolvere in forme sempre più interconnesse di “rumore informativo” utile.
Questi nuovi livelli di sovra-informazione, per essere compresi al meglio, necessitano poi – una volta individuati e circoscritti – di un successivo e più raffinato processo d’analisi che sia capace di aiutarci a comprendere se e come, tali elementi, possono arrivare ad interagire, coinvolgere ed impattare sulla nostra attività o i perimetri d’interesse ad essa associati. Questo particolare processo d’analisi dell’UGC (e dei trend ad essa associati), prende il nome di Social Media Analysis.
I Social Media: differenze e similitudini con i media tradizionali.
Nei precedenti paragrafi, abbiamo avuto la prima presa di contatto con il mondo dei Social Media e l’individuazione, generazione ed interpretazione delle informazioni che circolano al loro interno, grazie alla descrizione di due fondamentali elementi della Social Media Analysis quali il ciclo UGC (User-generated content) e il PEI (Punto di Evoluzione Informativo).
Ma cosa, in realtà, differenzia i contenuti presenti sui Social Media da quelli pubblicati sui media tradizionali?
Come sappiamo, eticamente e per mandato, i media tradizionali sono da sempre tenuti a rendere conto di molteplici fattori fra i quali troviamo la qualità dei contenuti, i risultati delle attività in termini d’interesse pubblico, la responsabilità sociale e l’indipendenza editoriale.
I Social Media invece, al contrario, non hanno altrettante responsabilità in merito alle linee editoriali e/o responsabilità sociali e, proprio per questo, necessitano di un’analisi ben più accurata e puntuale che sia capace di verificarne l’eccezionale attualità/veridicità dei contenuti in essi circolanti. Fattori quali la facilita d’uso, l’enorme bacino di utenza e i bassissimi costi di gestione inoltre (la maggior parte dei Social offre addirittura profili a costo zero), uniti alla quasi più totale autonomia di pensiero hanno poi trasformato, nel corso degli ultimi 15 anni, questi straordinari mezzi di comunicazione, in dei perfetti strumenti per la pubblicazione, disseminazione e raccolta di informazioni a livello mondiale.
I Social Media inoltre, pur con chiavi interpretative diverse, condividono anche diversi punti in comune con i media classici.
Per esemplificare quanto finora detto quindi, possiamo racchiudere tutti questi profili di assonanza e dissonanza in 5 grandi categorie:
- Bacino d’utenza: entrambi i mezzi di comunicazione danno la possibilità di raggiungere una platea di ascolto globale;
- Accessibilità: i mass media tradizionali sono perlopiù entità di tipo privato o statuale; i Social Media, anche se di proprietà privata, nascono per essere accessibili a chiunque;
- Fruibilità: la produzione di materiale sui media tradizionali richiede formazione e competenze specifiche; nei Social Media tali competenze non sono indispensabili per la pubblicazione delle notizie. Anzi, in più di un caso, la “non competenza” ha consentito di avviare percorsi pionieristici per la creazione di vere e proprie figure professionali alternative capaci di distaccarsi proficuamente dalle forme di comunicazione più “ortodosse”;
- Velocità: anche se oggi non più così netto come nel passato, il tempo di reazione che intercorre tra un evento e l’effettiva divulgazione della notizia ad esso correlata, nei media tradizionali, può essere molto più lungo (fra revisioni, convalide e correzioni redazionali) rispetto alla peculiare “reattività” dei Social Media. Quest’ultimi, infatti, per capacità e libertà, sia tecniche che di accesso e pubblicazione in rete, sono da sempre molto più rapidi, tempestivi e “virali” nella divulgazione delle informazioni individuate, indipendentemente dalla loro veridicità informativa;
- Permanenza: anche se in via parziale, una volta pubblicati, i mezzi di comunicazione tradizionali non possono essere più modificati (una volta stampato e distribuito, l’articolo di una rivista non può più ricevere modifiche per quella tiratura). I Social Media invece possono essere cambiati o revisionati in qualsiasi momento attraverso modifiche e cancellazioni continue. A ciò, inoltre, si aggiungono tutti i commenti al contenuto generati dagli utenti stessi che, molte volte, incidono sulle opinioni dei lettori molto più del contenuto stesso, arrivando finanche a metterne in discussione la veridicità informativa iniziale.
I Social Media: dal business alla Social Media Intelligence.
Le piattaforme social, quindi, sono ormai diventate un fenomeno di tale portata da essere indistintamente appetibili a tutti i livelli professionali, indipendentemente dal settore nel quale si opera.
Difatti, pur rimanendo profondamente community-owned, i Social Media ospitano e si avvalgono, oggi più che mai, anche di veri e propri professionisti del settore che ne sfruttano i filoni e le tendenze informative generatevi a favore (e per conto) tanto dei mezzi d’informazione tradizionali quanto di moltissime aziende private, al fine di trarre il massimo vantaggio competitivo attraverso una specifica analisi mirata dei dati in essi contenuti (Social Media Intelligence).
Fonti utili da consultare
Report Digital, Social and Mobile – We Are Social – http://wearesocial.it/