In queste ore, i vertici ucraini sono scossi da una raffica di dimissioni: prima è stata la volta del vice ministro della Difesa dell’Ucraina, Vyacheslav Shapovalov – che secondo il Kyiv Indipendent, si sarebbe dimesso a seguito di alcune accuse di corruzione[1] – e in seguito anche il vice capo dell’ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko e il vice procuratore generale Oleksiy Simonenko hanno annunciato la rinuncia ai rispettivi incarichi. A queste rinunce hanno fatto seguito anche quelle dei viceministri per lo sviluppo comunitario e territoriale Ivan Lukeryu e Vyacheslav Negoda; il viceministro delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka; quelle dei governatori della regione centrale di Dnipropetrovsk Valentin Reznichenko, della regione meridionale di Zaporizhia Oleksandr Starukh, della regione settentrionale di Soumy Dmytro Zhivytsky, della regione meridionale di Kherson Yaroslav Yanushevich e della capitale Kiev Oleksiy Kuluba.
Le accuse di corruzione sono – per la maggior parte dei casi – le motivazioni ufficiali delle dimissioni e non sono ancora apprezzabili gli effetti che tutto questo avrà sulla stabilità politica dell’Ucraina. Non è nemmeno chiaro se i ridimensionamenti interni si fermeranno qui. Lunedi sera, infatti, il presidente Vladimir Zelensky aveva annunciato[2] una forte stretta sulla corruzione e quindi non è detto che i cambiamenti si limiteranno a quanto visto fino ad oggi.
Il problema della corruzione in Ucraina è tutt’altro che secondario. Il paese ha storicamente un livello di corruzione tra i più alti al mondo[3]. Gli eventi bellici e l’invasione russa non hanno certamente migliorato questa condizione storica di partenza: sabato il vice ministro delle infrastrutture ucraino, Vasyl Lozinskyi, è stato arrestato con l’accuso di aver accettato delle bustarelle[4].
Non è la prima volta che alcuni funzionari ucraini vengono costretti alle dimissioni, già a giugno il presidente ucraino si era liberato di alcune compagini di governo in nome della compattezza dei vertici e adombrando l’idea di una infiltrazione russa ai veritici[5].
Nonostante il l’alto livello della corruzione sia quindi un problema reale, è possibile che quanto accaduto in questi giorni sia in realtà un pretesto ed è quindi possibile che il giro di vite nella compagine governativa sia dovuto ad altro.
Una delle spiegazioni plausibili sono le frizioni interne al governo. Gli ucraini non sono un monolite e non si può escludere che ci siano gruppi e fazioni che non condividono le decisioni di Zelensky. L’azione del presidente è attualmente oggetto di critiche anche da parte degli alleati[6]. Attualmente una delle più controverse decisione è quella di non ritirarsi da Bakhmut[7].
Una tale situazione potrebbe suggerire un tentativo del Presidente di rafforzare il proprio potere. In aggiunta, va considerato che l’eliminazione politica di potenziali oppositori interni potrebbe rispondere ad un’esigenza di Zelensky, sia per il perseguimento della postura di intransigenza con Mosca, rifiutando qualsiasi trattativa; sia per una necessità di sopravvivenza politica: il mandato del presidente scadrà a marzo dell’anno prossimo.
La possibilità che questa situazione sia sintomatica di uno scontro al vertice, potrebbe anche portare ad una lettura diversa dell’incidente dell’elicottero che ha portato all’azzeramento delle massime autorità del Ministero degli Interni.
In questo momento, con una risoluzione del conflitto sul campo di battaglia sempre più difficile, Kiev ha bisogno di tutto tranne che di uno sfilacciamento del proprio fronte interno.
Riferimenti