Il 18 gennaio, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che le elezioni parlamentari e presidenziali in Turchia si terranno domenica 14 maggio, un mese prima di quando erano previste. La notizia non è ancora stata confermata tuttavia, se il Parlamento dovesse dare il suo benestare, Erdogan avrebbe la possibilità di aggirare la costituzione, che non permette più di due mandati presidenziali, a meno che non siano indette elezioni anticipate.
Nel frattempo, il fronte opposto a Erdogan e al suo AKP, formato dai due principali partiti di opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (CHP) e il Partito nazionalista di centro-destra IYI, alleati con quattro partiti più piccoli, sta affrontando alcune difficoltà non indifferenti. In particolare, i 6 partiti alleati non hanno ancora scelto un leader da candidare. Tra i favoriti figurava il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il quale tuttavia è stato condannato a due anni e sette mesi di reclusione ed è stato bandito dall’attività politica per aver insultato i funzionari pubblici nel suo discorso di vittoria dopo le elezioni locali del 2019. Imamoglu è in attesa della decisione della Corte d’Appello in merito alla condanna che, se confermata, priverebbe il gruppo dei 6 della sua punta di diamante, uno dei pochi esponenti dell’opposizione con abbastanza appeal politico per sfidare seriamente il Presidente Erdogan. Tra i possibili sostituti c’è il leader del CHP Kemal Kilicdaroglu il quale, tuttavia non è ben considerato dall’opinione pubblica e, secondo un recente sondaggio, sarebbe facilmente sconfitto da Erdogan in un voto diretto.