Il 14 novembre, nel corso del G20 da poco conclusosi in Indonesia, il Presidente statunitense Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping si sono incontrati per la prima volta di persona nel corso di un meeting durato circa 3 ore.
L’incontro
I due Presidenti, entrambi reduci dai recenti successi politici[1], si sono seduti al tavolo consapevoli della sussistenza di divergenze di visione su molteplici temi, ma con l’obiettivo di gestire responsabilmente la competizione al fine di mantenere aperte le linee di comunicazione ed evitare, di conseguenza, un ulteriore deterioramento delle relazioni, come avvenuto ad agosto.
Entrambi hanno infatti concordato sulla necessità di trovare la giusta direzione per uno sviluppo stabile delle relazioni bilaterali, da cui trarranno beneficio non solo Cina e Stati Uniti, ma anche il mondo intero. Tuttavia, nonostante con questo incontro si sia assistito al trionfo della diplomazia, scongiurando l’aggravarsi delle controversie, i principali nodi sulle divergenze USA-Cina non sono stati sciolti, inclusi temi delicati quali il futuro di Taiwan e la rivalità militare e tecnologica. Qui nel dettaglio.
Taiwan
Il nodo Taiwan è sicuramente il più difficile e il più complesso da sciogliere [2]. Xi Jinping ha ribadito il concetto di “Cina unica”, sostenendo come la questione Taiwan rappresenti il fulcro degli interessi fondamentali di Pechino e come gli Stati Uniti non possano e non debbano “oltrepassare la linea rossa”, conditio sine qua non per mantenere salde le relazioni bilaterali.
Il leader cinese, durante il G20, ha tenuto infatti a sottolineare che la risoluzione della questione Taiwan riguarda esclusivamente il popolo cinese ed è perciò compito della Cina stessa salvaguardare l’unità e l’integrità territoriale della madrepatria, non permettendo in alcun modo l’ingerenza di uno Stato terzo nei propri affari interni. Dal canto suo, Biden ha affermato di sostenere la politica della “Cina unica” ma, pur astenendosi dal citare un possibile sostegno militare degli Stati Uniti, ha sostenuto che la posizione aggressiva della Cina nei confronti di Taiwan sta minacciando la stabilità e la pace nell’area con la conseguenza che l’economia globale ne possa risentire e possa essere messa a repentaglio. Biden ha, inoltre, espresso preoccupazione per le questioni relative ai diritti umani nella regione dello Xinjiang, in Tibet e ad Hong Kong.
Economia
Nel corso del G20 di Bali entrambi i leader hanno convenuto nell’impegnarsi reciprocamente al mantenimento della stabilità macroeconomica globale, compresa la riduzione del debito, la sicurezza sanitaria e la sicurezza alimentare. La delegazione cinese ha tuttavia riportato che Xi Jinping avrebbe redarguito Biden in merito alle politiche economiche mirate al potenziamento della produzione statunitense a spese di Pechino, nonché all’emissione di norme e sanzioni volte ad impedire alla Cina di acquistare e produrre semiconduttori avanzati, potenzialmente da impiegare a livello strategico-militare. Combattere guerre commerciali e tecnologiche, secondo il leader cinese, viola “i principi dell’economia di mercato, minando le regole del commercio internazionale”.
Conflitto russo-ucraino
Nel corso del colloquio non è stata ovviamente tralasciata la questione ucraina, nonostante le considerazioni dei due Presidenti abbiano differito in maniera significativa. Se la delegazione americana ha infatti riportato che entrambi i leader abbiano convenuto sul fatto che una guerra nucleare non dovrebbe mai essere combattuta, condannando perciò le minacce di Putin, quella cinese ha invece omesso questo particolare. Secondo Pechino, Xi Jinping avrebbe affermato che la questione russo-ucraina sia complicata e di non facile soluzione e che “il confronto tra le grandi potenze deve essere evitato”.
Corea del Nord
In merito alla Corea del Nord, Biden ha affermato di non essere certo che la Cina abbia il controllo sulla minaccia nucleare, ma ha esortato Xi Jinping ad avere l’obbligo morale di avvertire Pyongyang che non saranno tollerati ulteriori test missilistici o nucleari, pena il rafforzamento del dispositivo militare statunitense in ottica difensiva. “Sono fiducioso che la Cina non stia cercando che la Corea del Nord si impegni in ulteriori mezzi di escalation”, ha infine affermato Biden.
Clima
Entrambi i leader si sono detti favorevoli a riaprire i negoziati sul clima che erano stati congelati negli ultimi mesi, dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, sancendo così un potenziale passo avanti nella lotta al riscaldamento globale.
Considerazioni finali sull’incontro al G20 di Bali
In conclusione, sebbene l’incontro tra Biden e Xi Jinping non abbia portato ad alcun accordo di fondamentale importanza o colmato il divario sulle molteplici divergenze tra le due potenze, ha sancito che entrambe le parti sono concordi nel gestire con limiti e regole chiare l’intensa rivalità strategica ed evitare il conflitto. Biden si è infatti detto piuttosto sicuro che non ci siano le condizioni per innescare una nuova Guerra Fredda.
La portata di questo incontro potrà tuttavia essere analizzata solo nel breve-medio termine, quando si potrà valutare se le problematiche discusse sono state gestite o hanno subìto un’escalation. Tuttavia, segnali ottimistici non mancano. I due leader si sono infatti impegnati a rinnovare gli sforzi per far incontrare più spesso i rispettivi funzionari a Washington e a Pechino. Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, prevede già di visitare la Cina all’inizio del 2023 per dare seguito al meeting.
Riferimenti
↑1 | Biden, reduce dei risultati delle midterm elections le quali hanno la vittoria dei Democratici, Xi riconfermato per la terza volta consecutiva leader del Partito Comunista |
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↑2 | L’animosità tra Cina e Stati Uniti su Taiwan è aumentata dopo la visita di alto profilo della Speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi lo scorso agosto che ha provocato, come conseguenza, diversi giorni di esercitazioni militari cinesi nell’area. |